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Dalla nostra rubrica "5 minuti d'arte", a cura di Paolo Cozzani, l'articolo: "Santo Stefano, promotore della Chiesa"


Santo Stefano (Grecia 5 d.C. - Gerusalemme 34-36 d.C.) è considerato il primo martire della Chiesa. Citato negli atti degli Apostoli intorno al 90 d.C. morì per lapidazione “giudaica” durante il periodo nel quale in Palestina deteneva il potere il Sinedrio che succedette a Ponzio Pilato.

Fu accusato di blasfemia per avere professato tra i primi la fede cristiana.

Iniziò a diffondere il pensiero di Cristo in età giovanile e venne scelto tra i sette diaconi per occuparsi di carità verso i poveri e la sua vita fu contrassegnata da comportamenti e azioni misericordiose e caritatevoli: il perdono, la pietà, l'assistenza ai malati e i bisognosi.

Il culto del santo è testimoniato da Sant'Agostino in un discorso tenuto nel 420 d.C. dove riporta alcune fonti di miracoli accaduti dopo la sua morte nella zona dove fu martirizzato.

I due dipinti ispirati dalla lapidazione del santo sono un affresco del Beato Angelico nella Cappella Nicolina in Vaticano e un olio di Giorgio Vasari nella Pinacoteca Vaticana.

Nell'affresco dell'Angelico (Fra Angelico o Giovanni da Fiesole ; 1395-1455) la storia è abilmente divisa in due registri: a sinistra i giudei spingono il santo attraverso la porta del muro di Gerusalemme che si estende nel paesaggio collinare sullo sfondo, e che lo condurrà alla morte.

Un esempio di come a metà '400 gli insegnamenti e gli studi di Brunelleschi sulla prospettiva trovano piena consapevolezza tra gli artisti.

A destra la scena cruenta della lapidazione con i sacerdoti che assistono impietosi e compiacenti alla morte del santo il quale accetta con atteggiamento di pace interiore pregando e rivolgendo

loro le spalle; l'Angelico dipinge un volto sereno e pronto al “passaggio” ed all'abbandono della vita terrena.

Nella tela del Vasari (1511-1574) la scena è ravvicinata e rappresenta una folla che assiste al martirio con tre personaggi esecutori materiali della lapidazione, in una sorta di

concitazione e confusione dove (forse), sullo sfondo, alcuni soggetti si domandano il perchè di tanta ferocia.

Il giovane santo è nimbato, in atteggiamento sereno, in pace con gli occhi rivolti al cielo e i palmi delle mani aperti a chiedere il perdono per gli uomini.

Al suo lato, in primo piano, l'Angelico dipinge un personaggio che guarda l'osservatore, abilmente per coinvolgerlo nella tragica narrazione, il quale indica con la mano il santo.

E' un invito alla riflessione sulla profonda fede e il sacrificio del martire.

Nelle foto:

– Beato Angelico; Santo Stefano condotto al martirio, 1447-48;

affresco 320x410; Cappella Nicolina dello Stato Vaticano

– Giorgio Vasari; Martirio di Santo Stefano; 1560 circa; olio su tela 300x160; Pinacoteca Vaticana




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